Vintage: emozioni d’annata
La parola “vintage” deriva dal francese antico “vendenge”, a sua volta mutuato dal latino “vindēmia”, a indicare pregiati vini d’annata.
Per estensione, questo termine è oggi riferito anche a prodotti diversi dal vino – dagli abiti all’arredamento, dalle automobili ai dischi in vinile – che evocano periodi e gusti trascorsi eppure non ancora tramontati nella nostra memoria, in particolare quegli “oggetti d’annata” diventati “oggetti di culto” per aver segnato un’epoca o uno stile di vita.
Con questa interpretazione, è naturale considerare una Fiat 500, una macchina da scrivere Olivetti Lettera 22, un mangiadischi Geloso o una Lambretta, come perfetti esempi di vintage, proprio in virtù del loro eccezionale valore simbolico ed evocativo.
In tal senso, sono degnamente vintage anche un paio di rustici sci di legno capaci di restituire una dimensione eroica degli sport invernali, o un vecchio grammofono che ci proietta con l’immaginazione nelle scatenate atmosfere swing e charleston della bella epoque o, perché no, la valigia di un barbiere ambulante, con dentro un consunto pennello di tasso che scatena inevitabili cortocircuiti mentali dal fresco profumo di mentolo. Il valore del vintage è proprio nell’inconfondibile retrogusto d’annata, nell’alone che avvolge gli oggetti, nella loro potente aura emozionale.